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Fake News: l’attualità di questo tema risale all’antichità!

Sapete già che i diritti della personalità sono la mia passione; e, visto che “la comunicazione al tempo dei social” si pone ormai all’attenzione di tutti; non potevo non prestare interesse al tema delle FakeNews.

“La libera manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”, espressa dall’art. 21 Cost., deve essere il principio cardine da cui far muovere qualsivoglia discussione sull’argomento; stessa cosa dicasi della stampa che “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Questa libertà però deve essere esercitata con RESPONSABILITÀ e trova il suo limite quando va ad intaccare gli altri DIRITTI.

Non amo l’espressione FakeNews; invero, le informazioni false, errate, manipolate, parziali, non aggiornate, mai rettificate sono sempre esistite e, da sempre, hanno recato danno, ledendo la reputazione altrui, bene primario e mai risarcibile di ogni individuo.

Ebbene, nella grande Piazza Virtuale della rete (oggi, più reale che mai), tutto si amplifica e niente, in verità, si distrugge. Per questo condivido quanti usano l’espressione educazione, cultura e,soprattutto, responsabilità di tutti gli utilizzatori della rete, della stampa e dei media, che possono colpire e ledere la dignità altrui sino a “spezzare” delle vite.

Ecco, tanto ancora avrei da dire, e lo farò riproponendo l’eterno dilemma del bilanciamento dei vari interessi in gioco: · libertà di comunicare e privacy, · informazione e diffamazione, · ed ancora diffusione di "false" verità e reputazione, · critica ed onore, · satira e decoro, e così di seguito.

Semplicemente, alla base della comunicazione bisogna porre il buon senso ed il rispetto per gli altri; perché, purtroppo, il DIRITTO ALL’OBLIO non esiste più ed una “bufala” non sarà mai cancellata veramente dalla rete, o dalle memorie degli smartphone o dei pc…, e resterà sempre una macchia ed un tormento di chi ne è stato, e continua ad esserne, vittima! Ebbene, credo davvero che non occorrano nuove regole per “combattere” il fenomeno delle FakeNews e per questo condivido il decalogo pubblicato il 5 Dicembre 2017 sul sito http://www.digitaltransformationinstitute.it/2017/12/05/s/.

Il decalogo non enumera nuove regole, ma enfatizza “ragionamenti” condivisi tra chi conosce il tema e, difatti, declama le 10 riflessioni ribadendo che:

1. Il problema delle FakeNews esiste da sempre: si alimenta di nuove dinamiche;
2. La dinamica generativa dei Social Media è enfatizzata dalla crisi del ruolo della scienza nell’era della ‘post-verità’;
3. L’istantaneità della condivisione batte la necessità della riflessione;
4. La censura non solo è contraria alla natura e alla struttura della rete, ma è inefficace;
5. La censura delle FakeNews non solo sarebbe inefficace, ma pericolosa per gli utenti che dovrebbe tutelare;
6. Chi genera le FakeNews ne è responsabile, ma chi le condivide ne condivide anche la responsabilità;
7. Le FakeNews sono prima di tutto un business;
8. Qualunque sia la soluzione tecnica proposta, la segnalazione è sempre preferibile alla censura;
9. Qualsiasi meccanismo di controllo delleFakeNews deve basarsi su dinamiche trasparenti, aperte e iterative;
10. Una norma da sola non risolverà il problema. Serve cultura, educazione e consapevolezza negli utenti.

Insomma, il risultato delle riflessioni è che non occorrano nuove regole.

Lo abbiamo detto e lo ribadiamo chiunque limiti il diritto di espressione si pone in violazione con l’ art. 21 Cost.
E l’informazione deve rispettare i principi fondamentali, a suo tempo espressi, dalla pronuncia della Corte Costituzionale, con la sentenza n. 112 del 1993, secondo cui il giornalista è tenuto ad assicurare ai cittadini un’informazione: “qualificata e caratterizzata da obiettività, imparzialità, completezza e correttezza; dal rispetto della dignità umana, dell’ordine pubblico, del buon costume e del libero sviluppo psichico e morale dei minori nonché dal pluralismo delle fonti cui [i giornalisti] attingono conoscenze e notizie in modo tale che il cittadino possa essere messo in condizione di compiere le sue valutazioni, avendo presenti punti di vista differenti e orientamenti culturali contrastanti”

Ed ancora, a tutela dei cittadini, l’art. 2, comma 2, del Codice del Consumo (D.lgs 206/2005), prevede che “ Ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali i diritti: ad una adeguata informazione e ad una corretta pubblicità; <br>E, poi non si può tralasciare il tema della privacy che consegna ai cittadini tutti gli strumenti necessari per tutelarsi "on line", e non solo!
Come si sa, tutte le informazioni sono dati e, dunque, si può dire che l’intero mondo delle FakeNews è già disciplinato dal Codice della Privacy, e dal Regolamento Europeo Privacy UE/2016/679 (GDPR) - entrato in vigore il 25 Maggio 2016 con termine ultimo per l’ adeguamento al Maggio 2018 -.
Attualmente, tutte le vittime di FakeNews, che vengono colpite direttamente o indirettamente, possono esercitare il diritto di accesso ai dati personali ed altri diritti (art.7) per chiedere ed ottenere:

a) l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi hanno interesse, l'integrazione dei dati;
b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati.

Il Grande tema della privacy era stato annunciato, nel 1984”, da George Orwell con "The Big Brother is watching you”.
Il romanzo rappresenta la profezia del “la crisi dei rapporti umani e il declino della libertà individuale”.
Antonello Soro, Presidente dell'Autorità garante della privacy, ha ribadito "Un grande fratello governa il web" e , nella sua relazione annuale, ha ripercorso le azioni messe in campo a tutela delle persone.
Nel 2016 il Garante della privacy si è occupato a fondo della protezione dei dati online, a partire dai grandi motori di ricerca e i social network.
Google ha seguito il protocollo sottoscritto con il Garante per trattare i dati degli utenti secondo normativa italiana.
A Facebook, invece, l'Autorità ha imposto di bloccare i falsi profili (i cosiddetti fake) definiti da Soro "autismo informativo".
Sul fronte "Internet delle cose", il Garante ha vietato la realizzazione di un progetto privato che affidava ad un algoritmo la misurazione della reputazione delle persone che "Incide negativamente sulla dignità delle persone".
Sono stati definiti, ancora la Relazione, i criteri "per coniugare memoria collettiva e dignità della persona" nei casi di esercizio del diritto all'oblio su internet. "E' stato inoltre rafforzato il diritto delle persone a vedere aggiornati gli archivi giornalistici on line".
Ancora il Presidente dell'Autorità ha ribadito: "L'assenza di limiti, propria della rete, ha offerto infinite potenzialità di crescita e conoscenza, alle quali meno frequentemente si è accompagnato un corrispondente esercizio di consapevolezza e responsabilità".
Ha detto Soro: "Se sul web la libertà si esprime in ogni sua potenzialità anche la violenza, specularmente, non conosce limiti.
Dalla violenza verbale da parte di chi, in rete, supera ogni freno inibitorio erroneamente confidando nell'anonimato fino all'estremo dell'esibizione online di atti omicidi, da parte dei loro stessi autori, in un crescendo di lucidissima follia" Ebbene il rispetto, il buon senso, la morale, il buon costume, l’educazione, la chiarezza - sia dell’uomo comune, sia dell’uomo di governo – sono qualità che vanno riconquistate e diffuse, specie nella difficile arte del parlare, del comunicare, dell'educare, dell’informare, e (cosa assai complicata) del governare!

Mille altre norme, del codice penale, del codice delle comunicazioni elettroniche, dei codici deontologici, possono essere richiamate sul tema dell’informazione e della correttezza delle informazioni (=dati); quindi, decisamente possiamo fare a meno di ulteriori regole.

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